boxe

Sono sempre stata sportiva e mi sono sempre piaciuti gli sport di fatica.
Da giovanissima praticavo la corsa, successivamente lo sci da fondo ed anche la bicicletta da strada ma proprio quelle col manubrio ricurvo ed i palmer che mettevi piegato sotto la sella in caso di forature ed incastravi i piedi con i cinturini nei pedali.
Quando Tobia mi ha proposto di lavorare la scena della boxe descrivendola come una danza, ho legato le cose e ho deciso di iniziare gli allenamenti.
Per quella scena nello specifico ho lasciato, e non con poca fatica, che lui mi guidasse nell'apprendimento dei fondamentali della boxe. Un percorso durato più di un anno.
Si perché per giungere a mettere in scena due minuti e mezzo di boxe (il tempo di una singola ripresa dilettantistica) gli allenamenti sono stati sfiancanti.
Prima di tutto abbiamo allenato il fiato: esercizi aerobici, corda, saltelli sul posto, per poi cercare la  morbidezza nelle gambe, nelle braccia e nel tronco per portare i colpi senza farsi male. Quindi spalle rilassate per mantenere la guardia e esercizi sulla lateralizzazione destra sinistra, per girare il bacino poi, curare i piedi e soprattutto le punte dei piedi. Il centro forte.
Le mie difficoltà sono state diverse, mi stancavo a tal punto da addormentarmi sul pavimento durante lo stretching di fine sessione.
Ma non abbiamo mai desistito.
Lui ha subito creduto che si potesse fare.
Io ero forte, anzi fortissima, ero tenace, avevo ed ho una massa muscolare importante, non mi fa paura la fatica.
Ma, c’era un “ma”. Un grande “ma”: il mio caratterino.
Dovevo imparare a fidarmi e seguire tutti i consigli del mio personal trainer.
Col tempo e con grandi spinte da tutte due le parti si è pensato che si potesse andare in scena.
Io con i guantoni e lui con i colpitori, come nelle nostre sessioni di allenamento.
Cosa è stata la carta vincente per la riuscita di questa scena?
Ora lo scrivo: L’INCONTRO.