il testo

Scrivere il testo (o meglio i testi) di Àbito ha voluto dire prima di tutto attingere a una storia di lettura, di ricerca, di approfondimenti e di solida scrittura autobiografica.
Una storia a tutto tondo, la nostra, che ci ha permesso di comprendere non solo quanto la scrittura sia legata alla lettura ma soprattutto che senza l’una non sia possibile l’altra.
Che non c’è scrittura senza lettura.

“Scrivere-leggendo” è un viaggio esplorativo durante il quale la mappa si va disegnando contemporaneamente al percorso che si va facendo.
Un viaggio di ri-lettura.
Che significa non solo leggere ancora, più volte, uno stesso testo.
Ma leggerlo in un modo altro.
Quale?
Il nostro.
La lettura è un processo che si fonda sul far risuonare dentro di sé le parole dell’altro e come in un viaggio ospitarlo e prenderlo a braccetto con sé.
Leggere è un cammino lungo il quale “Io divento te pur rimanendo me”.

Nel nostro caso questo processo è avvenuto a quattro mani.
Rimbalzando dalle parole degli scriventi alle nostre e viceversa.
Siamo partiti da ciò che ci affascinava da sempre: 
le interviste immaginarie di Maria Luisa Spaziani, le biografie di Dolores Prato e di Etty Hillesum, le lettere d’amore di Nietzsche, la poesia di Emily Dickinson, Sibilla Aleramo, Jane Austen e Marceline Desbordes-Valmore. Ma anche l’architettura di Giulio Carlo Argan e lo studio dei pittori come Caravaggio, Velasaquez, Hussar e di scultori come Rodin.
Per arrivare poi alla letteratura socio-antropologica di Ernesto de Martino, Edgar Morin e Gregory Bateson, la psicologia di Sigmund Freud e Clotilde Gislon  e la pedagogia di Luigina Mortari. E poi la cinematografia di Stanley Kubrick e Alfred Hitchkoch.

Un processo di scrittura collettiva che al pari di un lungo viaggio esplorativo ha richiesto tempo e pazienza.
Una scrittura fondata sul “campionamento” che consiste nel “tagliare” o appunto “campionare” stralci di testi altrui per inserirli nel proprio.
Il testo “campionato” assume così la nostra forma senza perdere la sua intrinseca caratteristica relazionale.
Grazie alle parole altrui disseminate nel testo scrivere come leggere è ancora una volta: “Io divento te pur rimanendo me”.

Queste letture, solo parzialmente citate sopra, ci hanno orientato nello scrivere e mettere in scena ventidue improvvisazioni, divenute performance, divenute poi scene dello spettacolo.
In alcune scene il testo è divenuto verbo e parola detta, recitata.
In altre è divenuto silenzio.
In altre ancora gesto e coreografia danzata e poi ancora allestimento scenografico, costume, disegno luce.
Il testo è drammaturgia, regia e attore.
Ma questa è un’altra storia.