costumi
I costumi, i cambi d’abito, sono stati un elemento fondamentale nella ricerca artistica di Àbito fin dai primi giorni in sala prove.
Gli abiti erano là prima ancora che lo spettacolo si chiamasse Àbito.
Su di essi abbiamo riversato le nostre fantasie ed inquietudini e questo ci ha portati ad utilizzarne ad ogni prova sempre diversi e colorati.
Quei cambi d’abito diventavano un cambio di colore, un cambio di tonalità emotiva per affrontare la scena successiva.
Non c’era ancora una storia, una narrazione, eravamo agli albori della nostra ricerca e le scene stavano in sequenza disordinata una dopo l’altra.
Da subito, però gli abiti, i costumi, sono entrati in relazione con gli attori. Al pari di un attore.
Erano importanti tanto quanto la parola recitata, il gesto danzato e coreografato.
Gli abiti ci parlavano di noi e dei nostri personaggi.
E ci dicevano che quei personaggi che allora non avevano ancora un nome, si cambiavano spesso d’abito.
Un pò troppo spesso.
Ventidue cambi, uno per ogni singola scena.
Poi ci siamo guardati in faccia e ce lo siamo detto:
“Stiamo girando attorno alla questione”.
Perchè è vero che dietro agli abiti ci si nasconde.
A volte coprendosi, si fugge o ci si ripara.
A volte scoprendosi, ci si mostra.
Così l’abito rivela il suo abitante e un abito diviene un modo di essere e di abitare il mondo.
In quel cambiare d’abito stavamo cercando il nocciolo della questione.
Abbiamo dovuto riempirci di colore fino a scoppiare, quasi a soffocarci dentro per capire che i personaggi (che nel frattempo avevamo chiamato Olei e Caduto) vestivano di bianco e di nero. perchè ci pensavano già loro due a dare colore alla stanza.
Togliere colore, semplificare e tornare ad un inizio ci hanno fatto avvicinare alla comunità Amish.
Tra gli Amish gli abiti delle donne sono privi di ornamenti ed hanno maniche lunghe, grembiuli e cuffiette che coprono i capelli che non tagliano mai.
Se sono nubili hanno cuffie nere, da sposate bianche.
La gonna del vestito è lunga a metà gamba per essere modesta e pratica al tempo stesso.
Era ciò che stavamo cercando.
Non dissimilmente l’abito del maschio ha sempre pantaloni alla caviglia con bretelle, giacca e camicia.
Finalmente quell’idea che il vestiario non è un vezzo ma il segno tangibile dell'appartenenza ad una comunità e alle sue regole.
Questi abiti ci appartenevano avevamo trovato la strada.
Abiti semplici, bianco e nero.
Erano i nostri.
Altre similitudini ci avvicinavano agli Amish, come l’idea di chiuderci qui, in questa casa, come se fosse la piccola comunità di due attori.
La nostra.
Trovato gli abiti ai personaggi si trattava di definirne l’abitazione, dunque la scenografia.
Dunque le prove.